La rinascita del commercio avvenuta dopo l’anno mille acquistò sempre maggiore intensità ed ampiezza fino a trasformarsi, grazie allo stimolo derivato dall’apertura di nuovi mercati per opera delle crociate, in rivoluzione commerciale. Con il 1096 ebbe inizio il periodo commerciale italiano, che terminerà solo alla fine del XV secolo.

… E la storia continua,,,

In tale periodo, accanto al poderoso sviluppo commerciale italiano, si verificò la nascita di quello tedesco. In Europa si ebbe un periodo di sviluppo economico e di abbondanza.

Accanto alla crescente partecipazione al complesso degli scambi commerciali da parte di molti paesi dell’Europa occidentale, centrale e settentrionale due sono i campi principali del traffico marittimo: da un lato il Mediterraneo e dall’altro il Baltico e la zona costiera del Mare del Nord.

Le città marinare più attive erano quelle da cui più facile era la penetrazione verso l’interno o che avevano alle spalle regioni ricche di città e di attività industriali.

In tale situazione si trovavano Venezia, Pisa, Genova, Barcellona, Arles, nel Mediterraneo; Amburgo, Bruges, nel Mare del Nord; Danzica e Lubecca nel Baltico.

Fra questi due poli di traffico marittimo, si stabilirono, per via di terra, comunicazioni frequenti, che diedero vita ad importanti linee commerciali lungo le vie fluviali o nei luoghi di passaggio e d’incontro obbligato delle carovane mercantili. Primeggiavano fra queste, per tutto il XII secolo, le fiere localizzate dove incrociavano le strade, che dal Rodano si spingevano verso le Fiandre e l’Inghilterra con quelle che dalle Alpi e dal Danubio andavano verso Parigi.

Allo stesso tempo godevano simili vantaggi i mercati situati a nord delle Alpi come Vienna, Augusta, Costanza, le città dell’alto Danubio e del medio Reno, Lione e Parigi.

In tutte queste città la vita commerciale era alimentata dai pregiati prodotti orientali, che vi arrivavano dai porti del Mediterraneo ed anche, in mi sura minore, dai mercati russi tramite i porti del Baltico; dai tessuti di lana e di lino delle Fiandre, dell’Inghilterra e di alcune città italiane – Milano, Como, Lucca; da alcune materie prime ricercate quali le lane inglesi e spagnole, i metalli, le armi ed i lavori di ferro e bronzo della Germania, le pelli polacche.

Si determinava così un movimento intenso di traffici e la formazione d’agglomerati urbani di alcune decine di migliaia di abitanti. Ma di gran lunga superiore era lo sviluppo commerciale delle città italiane, le quali godettero, fra il duecento ed il cinquecento, d’un primato incontestato fra le città dell’Europa occidentale.

In prirna linea fra di esse stavano le repubbliche marinare: Pisa, Genova, Venezia, le quali avevano tratto il massimo vantaggio dalle crociate, che si assicurarono una posizione privilegiata a Costantinopoli, in tutti i territori residui dell’Impero d’Oriente e lungo le coste della Siria, della Palestina e dell’Egitto. Esse erano divenute allora, soprattutto Venezia, le intermediarie del commercio orientale con tutti i paesi dell’Europa occidentale.

Esse esercitavano questo commercio direttamente, tanto in Oriente, dalle coste del Nord Africa al Mar Nero, per mezzo di numerose e fiorenti colonie, quanto in Occidente, dall’Ungheria all’Inghilterra, dove stabilirono filiali delle loro  case commerciali. In genere esse preferivano approfittare della situazione monopolistica di cui godevano, per fare della loro città un grande mercato in cui attirare i mercanti dell’Occidente, in prima linea i tedeschi, riservando a sé, invece, i trasporti e i traffici dalla propria città ai mercati orientali.

Mentre i veneziani furono mercanti fin dall’inizio, i genovesi ed i pisani iniziarono come fornitori di battelli per i combattenti contro i musulmani e, a poco a poco, sentimento religioso e fame di guadagno si confusero in uno stesso spirito d’iniziativa e, con i successi, aumentò l’ardimento ed il raggio dei loro interessi.

Le crociate furono la grande occasione per tutte le città marinare ed il trasporto di pellegrini, soldati, approvvigionamenti di ogni genere fra l’Europa e la costa medio-orientale fece di quest’attività una sorgente così ricca di profitti che lo spirito religioso iniziale venne sicuramente subordinato a quello commerciale. In pagamento dei propri servigi quali armatori e spedizionieri, le Repubbliche marinare contrattarono con i capi delle crociate diritti d’ordine doganale e commerciale, ottenendo vasti monopoli commerciali e immunità doganali di vario ordine, molte volte sotto forma di zone franche.

Ben presto le navi delle repubbliche non fecero solo vela verso i porti dei regni cristiani d’oriente ma anche verso quelli musulmani. Dopo il XII secolo frequentarono assiduamente Kairuan, Tunisi, Alessandria e colonie veneziane, pisane e genovesi vennero stabilite nei centri commerciali del Levante, raggruppate ciascuna sotto la giurisdizione di consoli nazionali.

Approfittando della debolezza politica dell’Impero bizantino il Mar Nero fu aperto, nel 1204, al commercio italiano e ben presto vi furono fondate delle colonie veneziane, genovesi e pisane.

A quel punto il Mediterraneo ed il Mar Nero non erano più una barriera per l’Europa ma erano tornati ad essere le grandi vie che mettevano in contatto con l’Oriente.

Tutto il commercio si dirigeva verso Levante: le carovane che dalla Cina, dalla Persia, da Bagdad trasportavano spezie e sete verso le coste della Siria terminavano i loro viaggi in prossimità dei battelli delle Repubbliche marinare italiane, che li attendevano nei porti per il successivo trasporto nelle città costiere italiane. Da qui proseguivano per un altro trasferimento via terra con destinazione l’intera Europa.

Venezia, che continuava a guardare soprattutto a Bisanzio, trae enorrnl vantaggi da questi rapporti: nel 1082 una crisabolla del “Basileus” Alessio Comneno aveva esentato i mercanti veneziani da qualsiasi tassa doganale in tutto l’Impero Bizantino, con libertà di transito in tutto l’Impero – tranne che sul Mar Nero – e la concessione di tre «scali” sul Corno d’Oro.

Gli empori veneziani erano dislocati su tutte le coste del mediterraneo: Tripoli, Tiro, Salonicco, Adrianopoli, Costantinopoli, Trebisonda e sul Mar Nero fino in Crimea, allora porta della Russia. Su tutte le maggiori isole greche vi erano postazioni veneziane: Creta, Rodi, Cipro sono solo alcune.

Esempio clamoroso dell’intraprendenza dei mercanti veneziani è l’impresa  effettuata da Marco Polo, che, alla fine del 1200, giunse a Pechino alla corte di Kublai Khan – 1216-1294 – nipote di Gengis Khan, imperatore  tartaro della Cina di cui divenne governatore ed ambasciatore.

Alla fine del ‘200 le importazioni veneziane interessavano tutte le merci  più pregiate; chiodi di garofano, noce moscata e macis – la sua membrana esterna, cinnamo e zenzero, intagli di ebano dall’Indocina, ambra grigia dal Madagascar, muschio dal Tibet. Da Golconda in India provenivano diamanti – allora unico giacimento di diamanti al mondo, rubini e lapislazzuli dall’Afghanistan e perle da Ceylon mentre seta, mussolina e broccato provenivano dalla Persia, India e Cina, Pisa, a sua volta, ottenne nel 1157 dallo sceicco di Tunisi la protezione  dei mercanti pisani su tutto il territorio sotto la sua sovranità, la loro esclusione dall’essere assoggettati al commercio degli schiavi e rinunziò alla riscossione dei diritti doganali sulle mercanzie non vendute e rispedite via mare.

Cresciuta poi, nel XIII secolo, l’importanza dei mercati settentrionali, la via di terra non sembrò più sufficiente per il traffico fra essi ed i maggiori porti italiani e si cominciarono a stabilire linee annuali di navigazione che, toccati i porti di Barberia ed attraversato lo stretto di Gibilterra, affrontavano l’Atlantico e, giunte alla Manica, si sdoppiavano, recando una parte del carico  ai porti inglesi, specie a Londra, e la rimanente a Bruges.

Lungo le coste del Baltico, le città erano sorte sempre più numerose a mano a mano che l’avanzata tedesca progrediva al di là dell’Elba, grazie anche al potente impulso di Lubecca ed alla colonizzazione delle terre baltiche ad opera di Cavalieri Teutonici.

Per iniziativa di Lubecca, che intorno al 1230 stipulò un trattato di cooperazione e libertà commerciale con Amburgo, le città del Baltico – Rostock, Stralsunda, Danzica, Wismar, Riga, formarono una lega, alla quale aderirono i porti del Mare del Nord, che, usando il termine allora in vigore per designare le associazioni tra mercanti, fu chiamata Hansa.

Le basi dell’Hansa per le operazioni commerciali in Occidente erano lo Stalhof di Londra e, nelle Fiandre, l’agenzia di Bruges. In Oriente possedevano una base a Novgorod, attraverso la quale passava tutto il commercio con la Russia; lungo il Weser, l’Elba, l’Oder i loro traffici penetravano nella Germania continentale e, risalendo la Vistola, si estendevano fino alla Polonia.

Nel 1189 il principe di Kiev Jaroslav di Novgorod assicurò, con un trattato commerciale, grandissimi vantaggi, anche in termini d’esenzioni dalle imposte doganali, ai mercanti anseatici di Visby e di Gotland.

Le merci esportate dagli Anseatici erano costituite da grano prussiano, pellicce e miele russo, legname, catrame, pesce essiccato e salato; nei viaggi di ritorno erano importati lane inglesi e vini francesi e, dal porto di Bruges, le spezie provenienti dall’Italia, i panni delle Fiandre.

Nel periodo di maggiore prosperità la Lega Anseatica federò fino a novanta città, compresi molti centri dell’interno quali Colonia, Breslavia, Cracovia.

Accanto alle città dell’Hansa assunsero notevole importanza le città tedesche centro-meridionali situate lungo il Reno – Colonia, Strasburgo, Magonza e il Danubio, Ulma, Ratisbona, Augusta o dominanti le vie transalpine, Costanza, Basilea, Zurigo. Norimberga divenne famosa come centro dell’industria delle armi e degli oggetti di metallo, mentre Augusta si specializzò nello sfruttamento delle miniere austriache, boeme, ungheresi, dalle quali si ricavava sale, piombo, ferro, argento,

Il commercio italiano non era limitato alle sole città marinare: vanno citate la produzione e la commercializzazione della lana, della seta, Lucca, Milano, Como) del vetro, Venezia, delle armature, Milano, dell’oreficeria, Firenze. Il commercio europeo nei secoli XITT XIV, XV non è, quindi, solo commercio mediterraneo ma commercio continentale, diffuso in tutta Europa e con vari centri d’attrazione.