L’Unione europea – UE – è un’unione politica ed economica a carattere sovranazionale, che comprende 27 Stati membri. Geograficamente l’UE comprende anche alcuni territori d’oltremare al di fuori del continente. Ha una popolazione totale di circa 450 milioni di abitanti. Le lingue più parlate nell’UE sono l’inglese, il francese e il tedesco. Nel 2012 l’Unione Europea è stata insignita del Premio Nobel per la pace.

L’Unione Europea è dotata di un proprio ordinamento giuridico, distinto dal comune diritto internazionale e integrato nel diritto interno degli Stati membri; la sua architettura istituzionale e le sue competenze la rendono, per certi aspetti, simile a uno Stato federale, per altri a una confederazione di Stati, ragione per cui è spesso indicata, in dottrina, come organizzazione sui generis, di natura diversa sia dal diritto costituzionale statale, sia dal classico diritto internazionale interstatale.

Costituisce, infatti, un’unione sovranazionale, nella quale, cioè, il diritto comunitario è direttamente applicabile nel territorio dei singoli Stati membri, distinguendosi in questo modo da qualsiasi organizzazione internazionale.

Il bilancio dell’Unione, inoltre, non è finanziato da contributi degli Stati membri, come nel caso delle organizzazioni internazionali, ma da risorse fiscali proprie.

I valori fondamentali dell’Unione Europea – art. 2 del Trattato UE – sono vincolanti per tutti i paesi che ne fanno parte e sono passibili di sanzioni in base all’art. 7 dello stesso trattato.

Fra i suoi scopi formalmente dichiarati – art. 3 TUE – vi sono:

  • l’incremento del benessere dei suoi cittadini;
  • la creazione di un’economia di mercato «fortemente competitiva» con stabilità dei prezzi e piena occupazione;
  • la realizzazione dei valori di libertà;
  • la sicurezza e la giustizia «senza frontiere interne» grazie all’accordo di Schengen;
  • la lotta contro l’esclusione sociale e la discriminazione;
  • il rafforzamento della coe­sio­ne economica, sociale, territoriale e della solidarietà tra gli Stati membri;
  • la promozione della pace, del progresso scientifico e tecnologico;
  • la difesa dell’ambiente;
  • il rispetto per la diversità culturale e linguistica dell’Europa.

L’Unione europea:

  • esercita competenze normative in materie quali, a titolo esemplificativo, concorrenza, commercio, trasporti, energia, agricoltura, pesca, ambiente, protezione dei consumatori, occupazione e affari sociali, giustizia e diritti fondamentali, migrazioni e affari interni;
  • esercita funzioni di coordinamento delle politiche economiche e occupazionali degli Stati membri;
  • promuove la cooperazione in materia di politica estera e di sicurezza, e attraverso la “clausola di flessibilità” – art. 352 TFUE – può intraprendere anche azioni al di fuori delle sue normali aree di responsabilità;
  • garantisce la libera circolazione di merci, servizi e capitali all’interno del suo territorio attraverso il mercato europeo comune; tale mercato, senza dazi doganali all’interno, è stato costruito a partire dal 1957, con i Trattati di Roma, e di­spo­ne di una propria cittadinanza.

Nata come Comunità economica europea con il trattato di Roma del 25 marzo 1957, nel corso di un lungo processo di integrazione, con l’adesione di nuovi Stati membri e la firma di numerosi trattati modificativi, tra cui il trattato di Maastricht del 1992, ha assunto la struttura attuale con il trattato di Lisbona del 2007.

Il 12 ottobre 2012 è stata insignita del premio Nobel per la pace, con la seguente motivazione: «per oltre sei decenni ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa».

Contesto storico

La costituzione di entità statali o parastatali che comprendessero l’intero territorio europeo, risale a periodi storici ben antecedenti rispetto alla fondazione dell’UE.

Il primo organismo di tale genere fu l’Impero romano, che tuttavia non condivideva la medesima estensione geografica dell’Unione essendo incentrato sul mar Mediterraneo; inoltre le conquiste territoriali romane dipendevano dalla potenza militare dell’Impero, e le province annesse dovevano sottostare a un’amministrazione statale fortemente centralizzata.

Durante i secoli successivi alla caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476, diversi Stati europei si considerarono il translatio imperii – “trasferimento del potere” – del defunto Impero romano: il Regno franco di Carlo Magno (481-843) e il Sacro Romano Impero (962-1806).

Questa filosofia politica di una regola sovranazionale sul continente, simile all’esempio dell’antico Impero romano, portò nel primo Medioevo al concetto di rinnovazione dell’impero – Renovatio Imperii – o nelle forme del Reichsidee – “idea imperiale” – o dell’Imperium Christianum – “Impero cristiano” – di ispirazione religiosa.

La cristianità medievale e il potere politico del Papato sono spesso citati come favorevoli all’integrazione e all’unità europea.

Il pensiero politico paneuropeo emerse veramente durante il diciannovesimo secolo, ispirato alle idee liberali delle rivoluzioni francese e americana dopo la fine dell’Impero di Napoleone (1804-1815). Nei decenni successivi agli esiti del Congresso di Vienna, gli ideali dell’unità europea fiorirono in tutto il continente, in particolare negli scritti di Wojciech Jastrzębowski, Giuseppe Mazzini o Théodore de Korwin Szymanowski.

Una delle prime proposte di riunificazione pacifica del continente sotto l’egida di un’unica istituzione sovranazionale fu avanzata dal pacifista Victor Hugo.

Il termine “Stati Uniti d’Europa” fu usato appunto da Victor Hugo durante un discorso al Congresso internazionale per la pace tenutosi a Parigi nel 1849:

«Verrà un giorno in cui tutte le nazioni del nostro continente formeranno una fratellanza europea… Verrà un giorno in cui dovremo vedere… Gli Stati Uniti d’America e gli Stati Uniti d’Europa faccia a faccia, allungarsi tra di loro attraverso il mare».

Nel 1920, sostenendo la creazione di un’unione economica europea, l’economista britannico John Maynard Keynes scrisse che doveva essere istituita un’Unione di libero scambio… per non imporre tariffe protezionistiche contro i prodotti di altri membri dell’Unione.

Nello stesso decennio, Richard von Coudenhove-Kalergi, uno dei primi a immaginare una moderna unione politica europea, fondò l’Unione Paneuropea. Le sue idee influenzarono i suoi contemporanei, tra cui l’allora primo ministro francese Aristide Briand.

Nel 1929, quest’ultimo tenne un discorso a favore di un’Unione europea prima dell’assemblea della Società delle Nazioni, precursore delle Nazioni Unite.

A ogni modo, l’idea cominciò a prendere fortemente piede solamente dopo le due guerre mondiali, guidata dalla determinazione a completare rapidamente la ricostruzione dell’Europa ed eliminare l’eventualità di nuovi, futuri conflitti fra le sue nazioni. Esemplare in tal senso fu il Manifesto di Ventotene, redatto al confino da Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli nel 1941 e pubblicato nel 1944. Durante il periodo interbellico, la consapevolezza che i mercati nazionali in Europa erano interdipendenti sebbene conflittuali, insieme all’osservazione di un mercato americano più ampio e in crescita dall’altra parte dell’oceano, alimentò la spinta per l’integrazione economica del continente.

In un discorso radiofonico nel marzo del 1943, con la guerra ancora in corso, il leader britannico Winston Churchill parlò calorosamente di “ripristinare la vera grandezza dell’Europa” una volta raggiunta la vittoria, e rifletté sulla creazione postbellica di un “Consiglio d’Europa” che avrebbe riunito le nazioni europee per costruire la pace.

Accordi preliminari (1945-57)

Dopo la seconda guerra mondiale, l’integrazione europea apparve come un antidoto ai nazionalismi estremi che avevano precedentemente devastato il continente.

In un discorso tenuto il 19 settembre 1946 presso l’Università di Zurigo, in Svizzera, Churchill andò oltre e sostenne la nascita degli Stati Uniti d’Europa.

Il Congresso dell’Aia del 1948 fu un momento cruciale della storia federale europea, poiché portò alla creazione del Movimento Europeo Internazionale e del Collegio d’Europa, dove i futuri leader europei avrebbero vissuto e studiato insieme.

Ha anche portato direttamente alla fondazione del Consiglio d’Europa nel 1949, il primo grande sforzo per riunire le nazioni d’Europa, inizialmente dieci.

Il Consiglio si concentrò principalmente sui valori umani e democratici, piuttosto che su questioni economiche o commerciali, ed è stato sempre considerato un forum in cui i governi sovrani potevano scegliere di lavorare insieme, senza autorità sovranazionale.

Suscitò grandi speranze di un’ulteriore integrazione europea e nei due anni successivi si susseguirono dibattiti su come raggiungere questo obiettivo.

Ma nel 1951, deluse dalla mancanza di progressi in seno al Consiglio d’Europa, sei nazioni decisero di andare oltre e crearono la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, in seguito ritenuta “un primo passo nella federazione dell’Europa”.

Il trattato instaurò un mercato comune del carbone e dell’acciaio, abolendo le barriere doganali e le restrizioni quantitative che frenavano la libera circolazione di queste merci; soppresse nello stesso modo tutte le misure discriminatorie, aiuti o sovvenzioni che erano accordati dai vari Stati alla propria produzione nazionale.

Il principio di libera concorrenza permetteva il mantenimento dei prezzi più bassi possibili, pur garantendo agli Stati il controllo sugli approvvigionamenti.

Questa comunità aiutò a integrare e coordinare i cospicui fondi del Piano Marshall provenienti dagli Stati Uniti.

I leader europei Alcide De Gasperi dall’Italia, Jean Monnet e Robert Schuman dalla Francia e Paul-Henri Spaak dal Belgio capirono che il carbone e l’acciaio erano le due industrie essenziali per la guerra, e credevano che legando insieme le loro industrie nazionali, la futura guerra tra le loro nazioni sarebbe diventata molto meno probabile.

Questi uomini sono tra quelli ufficialmente accreditati come padri fondatori dell’Unione europea.

Trattato di Roma (1957-92)

La prima unione doganale fra Paesi europei, la cosiddetta Comunità economica europea, CEE, fu istituita mediante il Trattato di Roma del 1957 firmato da Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Germania occidentale.

I sei Paesi firmarono anche un altro patto che istituiva la Comunità europea dell’energia atomica – Euratom – per la cooperazione nello sviluppo dell’energia nucleare.

Entrambi i trattati sono entrati in vigore nel 1958.

Le comunità europee, CEE, EURATOM e CECA, andranno poi a costituire in futuro uno dei tre pilastri dell’Unione europea.

Negli anni la cooperazione si è evoluta e rafforzata con vari trattati comunitari e intese esterne alla comunità che confluiranno poi nell’Unione europea.

Nel 1965 le attività delle tre comunità si unirono sotto un’unica guida con l’istituzione del consiglio unico e della commissione unica delle comunità europee tramite il trattato di fusione.

La CEE e l’Euratom furono create separatamente dalla CECA e condividevano gli stessi tribunali e l’Assemblea comune.

La CEE era guidata da Walter Hallstein – Commissione Hallstein I – e Euratom era diretta da Louis Armand – Commissione Armand – e quindi da Étienne Hirsch.

L’Euratom doveva integrare i settori dell’energia nucleare mentre la CEE doveva sviluppare un’unione doganale tra i membri.

Durante gli anni 1960, iniziarono a manifestarsi tensioni, con la Francia che cercava di limitare il potere sovranazionale. Tuttavia, nel 1965 fu raggiunto un accordo e il 1º luglio 1967 il Trattato di fusione creò un unico insieme di istituzioni per le tre comunità, che vennero collettivamente denominate Comunità europee.

Jean Rey ha presieduto la prima Commissione riunita – Commissione Rey.

Nel 1973, le Comunità furono ampliate per includere la Danimarca, compresa la Groenlandia che però nel 1985, lasciò le Comunità per effetto del referendum del 1982, dopo una disputa sui diritti di pesca con l’Irlanda e il Regno Unito.

La Norvegia aveva negoziato di aderire allo stesso tempo, ma gli elettori norvegesi respinsero l’adesione tramite un referendum.

Nel 1975, esternamente alla comunità, venne creato il cosiddetto gruppo Trevi: un forum di alti funzionari dei ministeri degli interni e della giustizia degli Stati membri.

Sebbene non rientrasse nell’apparato comunitario, il gruppo Trevi costituì il precedente del terzo pilastro dell’Unione europea, “Giustizia e affari interni”, creato con il Trattato di Maastricht.

Nel 1979 furono proclamate le prime elezioni dirette democratiche del parlamento europeo a suffragio universale.

Nel 1981 si unì alla Comunità europea anche la Grecia e, nel 1986, Spagna e Portogallo. Nel 1985, l’accordo di Schengen spianò la strada alla creazione di frontiere aperte senza controlli sui passaporti tra la maggior parte degli Stati membri e alcuni Stati non membri.

Nel 1986 la bandiera europea cominciò a essere utilizzata dalla CEE e fu firmato l’Atto unico europeo.

Nel 1990, dopo la caduta del blocco orientale, l’ex Germania Est divenne parte delle Comunità come parte di una Germania riunificata.

Trattato di Maastricht (1992-2007)

L’Unione europea fu formalmente istituita quando il Trattato di Maastricht – i cui principali artefici erano Helmut Kohl e François Mitterrand – entrò in vigore il 1º novembre 1993, gettando le basi per una più solida integrazione, dando vita alla Comunità europea.

Il trattato conferì appunto il nome di Comunità europea alla CEE, anche se era indicata come tale già da prima del trattato.

Con l’ulteriore ampliamento previsto per includere gli Stati dell’Europa centrale e orientale, nonché Cipro e Malta, nel giugno 1993, sono stati concordati i criteri di Copenaghen per i membri candidati all’adesione all’UE.

L’espansione dell’UE ha introdotto un nuovo livello di complessità. Si sono sviluppate nuove aree di politica europea, che si sono affiancate al primo “pilastro” delle Comunità europee, inaugurando la politica estera e di sicurezza comune – secondo pilastro – e la cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale – terzo pilastro.

Sono inoltre state gettate le basi dell’unione economica e monetaria e della cittadinanza europea.

Nel 1995, Austria, Finlandia e Svezia hanno aderito all’UE. Ancora una volta l’adesione della Norvegia viene respinta da un referendum.

Nel 2002, le banconote e le monete in euro hanno sostituito le valute nazionali in 12 Stati membri. Attualmente, la zona euro comprende 20 Paesi.

L’euro è diventata la seconda valuta di riserva più grande al mondo.

Nel 2004 l’UE ha visto il suo più grande allargamento con l’ingresso di Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.

Il problema della definizione dell’attuale status giuridico dell’Unione sfociò, il 29 ottobre 2004, nella firma, a Roma, del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, comunemente noto come Costituzione europea.

Un nuovo trattato era stato richiesto dal Consiglio europeo attraverso la Dichiarazione di Laeken poiché i meccanismi di funzionamento delle istituzioni comuni erano ritenuti inadeguati alla coesistenza di ben 28 Stati membri, ciascuno dei quali con diritto di veto in aree fondamentali della politica comune.

La proposta Costituzione europea, oltre ad apportare varie riforme istituzionali in gran parte in seguito mantenute dal Trattato di Lisbona, tra cui l’estensione dei casi in cui il Consiglio delibera a maggioranza qualificata anziché all’unanimità, enfatizzava la natura non già meramente internazionale bensì “costituzionale” dell’Unione europea, codificando tra le altre cose la bandiera, l’inno e il motto dell’Unione europea, già introdotti nella prassi.

Il processo di ratifica della Costituzione venne, tuttavia, interrotto il 29 maggio 2005, con un referendum popolare in cui il 54,7% dell’elettorato francese scelse di non sottoscrivere il trattato; pochi giorni dopo, il 1º giugno, anche il risultato del referendum tenuto nei Paesi Bassi fu contrario alla ratifica del trattato, con il 61,6% dei voti.

Sebbene 18 Stati membri avessero recepito il documento, prevalentemente per via parlamentare, la cosiddetta Costituzione europea non entrò in vigore.

Dopo il “periodo di riflessione” durato due anni, la cancelliera tedesca Angela Merkel decise di rilanciare il processo di riforma con la Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007, in occasione dei 50 anni dell’Europa unita, in cui venne espressa la volontà di sciogliere il nodo entro pochi mesi al fine di consentire l’entrata in vigore di un nuovo trattato nel 2009, anno delle elezioni del nuovo Parlamento europeo.

Si svolse, così, sotto la presidenza tedesca dell’Unione il vertice di Bruxelles, tra il 21 e il 23 giugno 2007, nel quale si arrivò a un accordo sul nuovo trattato di riforma.

L’accordo recepiva gran parte delle innovazioni contenute nella cosiddetta Costituzione, anche se con alcune modifiche al fine di rendere meno evidente il carattere per così dire “costituzionale” del vecchio testo, pur ribadendo pressoché tutti i meccanismi introdotti con il predetto testo, e in più aggiungendo la facoltà per alcuni Paesi di “chiamarsi fuori” da politiche comuni.

Dopo la conclusione della conferenza intergovernativa che finalizzò il nuovo testo, il trattato di Lisbona venne approvato al Consiglio europeo del 18 e 19 ottobre 2007 proprio in tale città e firmato il 13 dicembre dai capi di Stato e di governo.

Il trattato è stato ratificato da quasi tutti gli Stati firmatari, prevalentemente per via parlamentare, nel corso del 2008.

La mancata ratifica da parte dell’Irlanda in seguito ad apposito referendum confermativo, così come richiesto dalla Costituzione irlandese, non ha permesso di farlo entrare in vigore entro le elezioni europee del 2009.

È stato, pertanto, convocato un secondo referendum in Irlanda il 2 ottobre 2009, in cui il trattato è stato approvato con oltre il 67% dei voti. Dal 3 novembre 2009, data del sì definitivo della Repubblica Ceca, tutti gli Stati membri hanno ratificato il trattato, entrato in vigore il 1º dicembre 2009.

Trattato di Lisbona (2007-presente)

ll trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1º dicembre 2009, unificò i tre pilastri che si erano solidificati negli ultimi 50 anni: la Comunità europea (CE), la Cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale (CGPP) e la Politica estera e di sicurezza comune (PESC).

Si creò per la prima volta una figura legale che rappresentasse l’Unione europea, il presidente del Consiglio europeo e si rafforzò la posizione dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Col trattato di Lisbona vennero aggiunte per la prima volta procedure di recesso dall’Unione europea, conosciute come articolo 50, invocato solamente dal Regno Unito a seguito di un referendum popolare – Brexit.

Il 2007 è anche l’anno dell’adesione di Romania e Bulgaria, e dell’adozione dell’euro da parte della Slovenia. In seguito hanno scelto di adottare l’euro Cipro e Malta nel 2008, la Slovacchia nel 2009, l’Estonia nel 2011, la Lettonia nel 2014, la Lituania nel 2015 e la Croazia nel 2023.

Nel 2012 l’Unione europea ricevette il premio Nobel per la pace per aver contribuito per oltre 50 anni alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa.

Nel 2013 continuò l’allargamento con l’adesione della Croazia, raggiungendo il numero complessivo di 28 Stati.

Dall’inizio degli anni 2010, la coesione dell’Unione europea è stata messa a dura prova da diverse questioni, tra cui una crisi del debito in alcuni paesi dell’Eurozona, la crisi dei migranti e l’uscita del Regno Unito dall’UE.

Nel 2016 infatti si è tenuto un referendum nel Regno Unito sulla permanenza nell’Unione europea, e il 51,9% dei cittadini ha votato per l’uscita.

Dopo alcuni mesi, il 29 marzo 2017, il Regno Unito notificò formalmente al Consiglio europeo la sua decisione di lasciare l’UE, avviando la procedura formale di ritiro. Il Regno Unito ha lasciato ufficialmente l’Unione europea il 31 gennaio 2020.

Una risorsa strategica per l’Unione Europea è il Mediterraneo.

L’Unione Europea ha messo in atto numerosi programmi e iniziative per stimolare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e la collaborazione economica tra gli Stati membri e i Paesi partner del Mediterraneo.

Supporta settori come lo sviluppo sostenibile, l’agricoltura locale e le energie rinnovabili.