Gli anni passano troppo velocemente ed è arrivato per me il momento di ricordare come si sono radicalmente modificati i tempi e le modalità legati alla tecnica e alla legislazione doganale. Alla fine degli anni settanta ero un giovane con tante ambizioni e con tanta voglia di imparare un mestiere nuovo, scoperto grazie a disponibili funzionari della Dogana di Parma. Lavoravo felicemente alla Mercurio Trasporti e spedizioni Internazionali, specializzata nello sdoganamento e distribuzione di autoveicoli, dove avevo l’incarico di sdoganare i citati mezzi e altre merci quale “procuratore doganale”. Mi era stata conferita la procura doganale ed ero felicissimo di poter mostrare il tesserino rosa (procuratore doganale) che a suo tempo veniva concesso dalle Dogane. Era l’epoca in cui si doveva compilare la dichiarazione doganale in tre copie con la carta carbone sul modello A/46, ovvero per le esportazioni il modello A/54 (esportazione semplice) A/55 (esportazione con richiesta premio rimborso) e si doveva indicare la merce ricopiando, parola per parola, la descrizione della “voce doganale”, oggi chiamata nomenclatura combinata, che all’epoca era composta di sole quattro cifre più altre tre denominate statistica.  Il dichiarante doveva anche procedere alla liquidazione delle bollette doganali, lasciando al funzionario delegato solo il controllo di quanto contenuto nella citata dichiarazione. Visto il pressante lavoro da svolgere, spesso le citate dichiarazioni venivano compilate con la, ormai sconosciuta, macchina da scrivere.

Era l’epoca in cui si doveva essere in Dogana alle ore 8 con tutte le dichiarazioni doganali già compilate in tutte le loro parti da presentare all’Ufficio Accettazione e Divieti, per poi iniziare una nuova coda davanti alla porta del funzionario addetto alle deleghe e visite, che verso fine mattinata ci ritornava le dichiarazioni sulle quali si poteva venire a conoscenza del nominativo del funzionario delegato. Per le importazioni si doveva prestare garanzia (modello A/28) al ricevitore capo. Era un momento molto delicato perché non tutti i funzionari si comportavano in egual modo e si sperava in una delega con un funzionario non eccessivamente fiscale. Era quindi giunto il momento per iniziare un’altra coda davanti alla porta dell’ufficio del funzionario delegato, che impegnava fino alle 13.30-14, orari allora di termine lavoro dei dipendenti delle Dogane. Va infatti ricordato che all’epoca gli uffici di cui si tratta lavoravano dalle 8 alle 14 ed il lavoro pomeridiano prevedeva il pagamento di un compenso per lo straordinario “fuori orario e fuori circuito”.

Solo dopo questo ultimo contatto si poteva sapere se la merce doveva essere visitata, ovvero “ammesse alla conformità” e, solo in quel momento, era possibile programmare il lavoro del pomeriggio, che iniziava solamente dopo le 16 con l’incontro del funzionario delegato, di norma a casa sua.

Si doveva perciò giostrare sulle varie deleghe che vedevano la partecipazione di più funzionari per dichiarazioni relative a varie aziende. Non era perciò una cosa facile incastrare i vari appuntamenti con controllori diversi.

Dopo due ore di meritato riposo, se non impegnati a dichiarare le operazioni da presentare il giorno successivo, si prelevava il funzionario delegato e solo allora si sapeva se la merce doveva essere o meno visitata. È appena il caso di ricordare che il funzionario delegato aveva la facoltà di visitare un solo collo o tutta la partita di merce, ovvero nulla (ammesso alla conformità). Per dimostrare l’avvenuto eventuale controllo si doveva incollare una specifica marca denominata “polizzino” sul collo visitato.

Per accelerare i tempi il funzionario ci permetteva di inserirlo impropriamente dentro il collo visitato, rompendo il cartone.  Per questo motivo la vettura dello spedizioniere aveva nel baule martello, cesoie e quant’altro necessario per aprire i colli. È opportuno ricordare che per quasi tutte le operazioni doganali si doveva presentare anche il Benestare Bancario (nulla osta emesso dalla Banca che veniva compilato, sempre dal dichiarante doganale, e portato in Banca per la firma).

Altro compito del dichiarante era quello di verificare, prima della presentazione della dichiarazione, il regime dei divieti. Per i giovani colleghi sarà difficile ricordare che il regime dei divieti doveva essere seguito in base al normale aggiornamento di leggi e circolari che venivano archiviate nella pagina della tariffa doganale, tariffa che con il passare degli anni diventava difficile da chiudere per le numerose variazioni delle disposizioni inserite.

Questo era il mondo delle Dogane prima dell’avvento dell’informatica. Chi è della mia età, leggendo questo articolo, rivivrà certamente questo periodo fatto di maggiori sacrifici e di una corsa continua. Direi che ora sono tempi decisamente migliori, ma al punto uno resta e resterà sempre la doverosa professionalità della indispensabile categoria dei Doganalisti.

Fondatore e pioniere della materia doganale in ambito nazionale.
Fondatore nel 1981 dello Studio Toscano srl.
Membro degli esperti in Commissione EU a Bruxelles, consulente in varie sedi Confindustriali e docente delle migliori scuole di formazione.
Membro del Gruppo Esperti Legislazione Doganale di Confindustria Roma.
Autore di svariate pubblicazioni specialistiche in materia doganale.
Iscritto all'albo dei giornalisti ha collaborato con Il Sole 24 Ore, Italia Oggi, Il Doganalista.