È un po’ che manco dal Doganalista e la fine della consiliatura 2020-2022 mi offre lo spunto per consegnare alla nostra rivista un piccolo bilancio emotivo ed alcune mie personali riflessioni.
Una consiliatura quella che si chiude che si è peraltro trovata costretta a lavorare in una drammatica situazione emergenziale pandemica per larga parte della sua durata.
Sono entrato nel CNSD nel 2011 ed ho attraversato quattro consiliature in un crescendo di esperienze professionali entusiasmanti, avendo avuto praticamente da subito, grazie alla fiducia accordatami da Giovanni De Mari, la possibilità di seguire dossier molto interessanti, a partire da quello legato a genesi, sviluppo ed implementazione del CDU e quello sulla riforma del sistema delle professioni ed arrivando, nel tempo, a ricoprire la carica di vice presidente e poi quella di Presidente.
Il CNSD mi ha consentito di studiare l’evoluzione della nostra disciplina da un osservatorio privilegiato che me l’ha fatta amare ancora di più, apprezzandone la straordinaria bellezza.
In questi anni ho viaggiato moltissimo e, tutte le volte che ne ho avuto occasione, ho cercato di parlare di questa bellezza – utilizzo il termine con un eccesso di enfasi ma in piena consapevolezza – dal momento che ritengo la nostra materia autenticamente interessante, multiforme, interdisciplinare, mai noiosa, rivelatrice di quei fenomeni carsici del commercio internazionale che, pur condizionando fortemente il quotidiano delle imprese, risultano ancora oggi ignoti ed invisibili ai più.
Ecco, l’aspetto divulgativo è quello che forse ho sentito maggiormente nelle mie corde, nella certezza che una ragionevole evoluzione della nostra categoria passa inevitabilmente per un suo profondo ed autorevole accreditamento esterno a tutti i livelli, istituzionali, ordinistici e datoriali.
Ed è proprio nel solco di questa convinzione che ho cercato di dare il mio piccolo contributo alla maturazione della nostra coscienza professionale, anche attraverso un significativo allargamento della base partecipativa al dibattito sui temi di nostro interesse mediante l’istituzione delle commissioni di studio.
A questo ho lavorato e per questo mi sono speso, tentando di restituire a noi stessi un’immagine piena e matura di cui essere fieri, che ci consentisse anche di affrancarci da una latente ed ingiustificata subalternità culturale rispetto ad altre categorie professionali storicamente più affermate e consolidate.
Di qui le sfide future. La nostra essenza di specialisti ci consente di comprendere le dinamiche del commercio internazionale in maniera normativamente analitica, rendendoci immuni dalle banalizzazioni che talvolta prendono in ostaggio il dibattito sul tema e consentendoci una piena riconoscibilità professionale.
È proprio questo a mio giudizio il punto risolutivo. La riconoscibilità all’interno di un perimetro di competenze molto peculiari è una caratteristica di cruciale importanza per noi, a condizione, sia ben chiaro, che questa singolarità non diventi anche la nostra prigione culturale e professionale, ingabbiandoci in una dimensione del tutto autoreferenziale. Questo sì, ci condannerebbe ad una fatale emarginazione dalla quale difficilmente riusciremmo a liberarci.
Quel recinto deve essere al contrario costantemente aperto a nuove opportunità e deve consentire a mio giudizio un’osmosi di esperienze.
Questo è lo scenario che attende nell’immediato futuro i doganalisti, i quali sono chiamati a misurarsi con processi innovativi di enorme portata e la cui velocità non ha confronti rispetto a quanto accaduto anche in un recente passato.
Non credo ci sia dunque il tempo per poterci adagiare sulla mera contingenza, rincorrendo soluzioni effimere che hanno il solo effetto di distrarci dall’obiettivo.
Quasi tutti i processi tradizionalmente tipici della nostra operatività si stanno digitalizzando molto rapidamente proprio in questi mesi; per quanto io difetti completamente di competenze digitali, l’ampio dibattito che in questi giorni si sta sviluppando intorno alle inimmaginabili potenzialità dell’intelligenza artificiale, ogni riferimento a ChatGPT non è affatto casuale, mi porta a ritenere che anche una professione intellettuale come la nostra sia legata a doppio filo all’evoluzione digitale e che da questa non possa prescindere. Tutto quello che è schedulabile, compilativo, programmabile, dichiarativo, inseribile in passaggi logici, è destinato ad essere divorato in tempi rapidi da quest’onda evolutiva che proprio grazie all’intelligenza artificiale è in grado di apprendere dai propri errori e rimodularsi in tempo reale.
Solo sette anni fa stavamo rammaricandoci del fatto che i doganalisti avevano perso la riserva della rappresentanza diretta nell’attività dichiarativa.
Di qui ai prossimi cinque anni cosa dobbiamo attenderci?
Qual è il limite, ammesso che ve ne sia uno, alle potenzialità di sviluppo di sistemi informatici complessi nel nostro specifico settore?
Siamo pronti a queste eventualità o semplicemente esorcizziamo il problema facendo finta che non esista?
È folle pensare che dei mega server opportunamente istruiti possano integralmente sostituirsi a noi, e non solo a noi, nella produzione di dichiarazioni doganali?
Può darsi che lo sia, me lo auguro, ma non ci scommetterei troppo.
Credo divenga necessario individuare rapidamente nuovi spazi di esercizio delle nostre competenze intellettuali e va fatto con una dannata urgenza.
In altre parole, non è più il tempo di raschiare il fondo del barile; è giunto il momento di buttare via il barile e di guardare con coraggio dritto negli occhi il futuro, con i polsi che tremano, ma certi che nuove importanti occasioni lavorative potranno prendere vita e nella consapevolezza di dover restituire speranze professionali non solo a noi stessi, ma anche a chi verrà dopo di noi.
A tutti quelli che mi hanno consentito di vivere questa irripetibile esperienza umana e professionale va tutta la mia riconoscenza.
Un grazie particolare a Paolo per la sua disponibilità e per la sua abnegazione.
Doganalista iscritto dal 1989 all’Albo professionale degli Spedizionieri doganali di cui è stato Presidente dal 2020 al 2022.
Amministratore di Perticone srl, società attiva dal 1977 nel settore dei servizi doganali, è professore a contratto, titolare della cattedra di Merceologia Doganale presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pescara e componente del Gruppo di revisione Incoterms® di ICC Italia.
Svolge ampia attività seminariale e di docenza presso diversi enti e soggetti istituzionali. È autore di numerose pubblicazioni in materia doganale