Il Mercosur, o Mercado Común del Sur, è un patto economico-commerciale stretto tra Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia.

Un possibile accordo tra l’Unione Europea e questo gruppo di paesi era già in via di definizione nel 2019, ma la firma definitiva è arrivata solo lo scorso 6 dicembre, preceduta da un’accesa discussione e molte polemiche.

La firma di questo accordo porterà alla creazione di una delle più grandi zone di libero scambio del mondo, con il coinvolgimento di 750 milioni di persone e circa un quinto dell’economia globale.

Sembra utopico pensare di poter dar vita ad una zona di libero scambio così ampia in un periodo che, come evidenziato anche dai risultati delle elezioni politiche statunitensi, è caratterizzato da spinte protezionistiche. Come recentemente confermato infatti dal neo-insediato Presidente USA, la nuova amministrazione ha tutta l’intenzione di confermare nuovi dazi all’importazione per le merci in ingresso nel paese.

Forse proprio questa prospettiva di nuovi dazi USA è stata l’incentivo per accelerare la chiusura dell’accordo, che permette all’Europa di rafforzare le proprie connessioni con i paesi sudamericani.

Ma non è senza malumori ed accesi scambi, in effetti, che si è arrivati alla firma.
Ad opporsi fortemente sono stati soprattutto gli operatori del settore agricolo, con i trattori che sono tornati a marciare verso Parigi dopo quasi un anno dalla grande protesta che ha bloccato le strade in tutta Europa tra gennaio e febbraio del 2024. Una protesta che si è protratta anche in seguito alla chiusura dell’accordo.

Le ragioni delle proteste degli agricoltori risiedono principalmente nei timori di un forte afflusso di nuovi prodotti agricoli sudamericani a basso costo ed ottenuti con il favore di standard ambientali meno severi rispetto a quelli europei.

La maggior parte delle esportazioni realizzate dal Mercosur sono in effetti costituite da prodotti alimentari e animali vivi, per circa il 25% del totale.

Sulla scia delle proteste è poi emerso un fronte di paesi che, sotto la leadership della Francia, ha cercato di opporsi alla firma dell’accordo richiedendo quantomeno la revisione del testo in via di approvazione. Al fianco della Francia, Paesi Bassi, Austria e Polonia.

Ad esprimersi in maniera molto favorevole sono state invece la Spagna e soprattutto la Germania, che ha probabilmente visto nell’accordo una possibilità di risollevare il mercato automobilistico attualmente in difficoltà. La tariffa all’importazione delle automobili nei paesi del Mercosur, infatti, è attualmente fissata al 35%, la riduzione di quest’aliquota porterebbe sicuramente grandi vantaggi alle esportazioni tedesche già molto forti.

L’Italia non si è mai esposta con una posizione chiara, anche se il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, prima della chiusura dell’accordo, ha affermato che a suo avviso “così come è impostato il trattato UE-Mercosur non è condivisibile”. I paesi contrari hanno cercato in particolare di spingere la Commissione Europea a negoziare l’introduzione di “clausole specchio” che imponessero standard ambientali e di produzione, comuni ai prodotti provenienti dai due fronti firmatari. Così da mitigare possibili distorsioni del mercato europeo.

Le discussioni nate attorno a questo accordo portano a galla diversi temi che ben delineano le sfide che l’Unione Europea affronta ad oggi e con le quali dovrà confrontarsi nei prossimi anni. Uno su tutti il mancato riflettersi delle misure ambientali adottate in Europa nei paesi da cui l’Unione ha bisogno di approvvigionarsi. In questo contesto, la conclusione di accordi commerciali di questo tipo potrebbe persino avere l’effetto di incentivare la produzione di materie prime in paesi terzi con standard ambientali meno rigorosi, con il rischio di aumentare le attività ad alto impatto ecologico e vanificare, in parte, gli sforzi compiuti dall’UE per ridurre le proprie emissioni e il proprio impatto.

L’attuazione di strategie protezionistiche, d’altra parte, di certo non giova all’apertura verso i mercati esteri, e rischia al contrario di restringere le opportunità di dialogo, portando i paesi terzi a cercare partnership alternative all’UE con paesi dell’estremo oriente, come la Cina.

In un contesto globale sempre più polarizzato, la discussione sull’accordo UE-Mercosur rende ancora una volta esplicite le forze in campo

Tax | Global Trade Advisory STS Deloitte - Spedizioniere Doganale presso Euro Pool Liguria S.r.l. - Laurea in Economia delle Aziende Marittime, della Logistica e dei Trasporti - Master in Economia e Management Marittimo e Portuale

Matteo Rumor